LAUTORE E LA SUA MORTE.

Gaston Ramirez

 

Non sentiamo ancora niente del chiasso dei becchini che sotterrano Dio? Non ci giunto ancora il lezzo della putrefazione divina? -Anche gli di si putrefanno! Dio morto! Dio rimane morto! E noi lo abbiamo ucciso! [1]

 

Cos gridava Luomo folle di Nietzsche il suo Requiem aeternam Deo. Dio morto, il creatore morto: possibile che anche lautore, il creatore-autore sia morto insieme a Dio,  gi quando Nietzsche scriveva il suo famoso passo (1882)? O forse era morto molto prima senza che nessuno se ne accorgesse e abbiamo dovuto aspettare gli scritti di Barthes, Foucault e tanti altri?

 

Evidentemente non basta ripetere, come affermazione vuota, che lautore scomparso. Ugualmente non basta ripetere indefinitamente che Dio e luomo sono morti duna morte comune. Bisognerebbe invece individuare lo spazio lasciato vuoto dallautore scomparso, seguire con lo sgurdo la ripartizione delle lacune e delle crepe e scrutare i luoghi e le funzioni liberi che tale scomparsa ha reso visibili.[2]

 

Foucault ci aiuta a pensare che sia la la soggettivit ad essere sparita. In questa sparizione, nello spazio che credevamo caratterizzato dallopera di ogni autore, troviamo ora gli autori tutti. Nello sparire, lautore ha reso visibile il flusso dei pensieri tramandati nei secoli.

 

Lidea dautore una invenzione moderna, ma che la crisi dellidea dellautore-creatore sia in crisi solo dal secolo scorso forse non del tutto vera.

 

Se vero che ognuno di noi si porta dietro alle spalle il bagaglio di migliaia di anni di creazione culturale, non dunque che ogni cosa fatta, ogni gesto compiuto, e forse ogni prodotto culturale di cui fruiamo, appartiene a tutti gli esseri umani che ci hanno preceduto nella storia?

 

Siamo tutti coautori di ogni realizzazione perch, avendo tutte quelle conoscenze inconsapevoli, produciamo cose che sono solo il prodotto dei collegamenti fra i nostri pensieri e i pensieri delle persone vissute prima di noi?

 

Nel libro sulla vita e morte dellimmagine, Regis Debray sostiene che non cՏ un grado zero dello sguardo, n quindi, limmagine allo stato bruto.[3] La nostra ipotesi che non esista creazione pura, bensi una rielaborazione costante, a volte, inconsapevole.

 

Barthes escrive: Lo scrittore puo soltanto imitare un gesto sempre anteriore, mai originale; il suo potere consiste nel mescolare le scritture, nel contrapporle luna allaltra in modo di non appoggiarsi mai ad un particolare; se anche volesse esprimersi, dovrebbe sapere che la cosa interiore che pretende di tradurre non a sua volta che un dizionario preconfezionato, le cui parole possono essere spiegate solo attraverso altre parole, e cos allinfinito () Successore dellAutore, lo scrittore non ha pi in s passioni, umori, sentimenti, impressioni, ma quellimmenso dizionario cui attinge una scrittura che non pu conoscere pause: la vita non fa mai altro che imitare il libro, e il libro stesso, a sua volta, non altro che un tessuto di segni, imitazione perduta, infinitamente remota.[4]

 

Questo forse vale per tutte le attivit che svolgiamo, ma il dizionario che usiamo la vita e la storia stessa. Le impronte di tutto ci che abbiamo udito, sentito, visto e percepito condizionano ogni cosa che facciamo. In questo testo cerchiamo di portare allestremo un principio che pu apparire, per molti versi, scontato, ma che non lo . Gli autori che abbiamo studiato parlano in termini linguistici e letterari, ma le loro rilfessioni non sono estranee alle sfere delle altre arti.

 

Abbiamo domandato ad un muratore in che modo avrebbe esposto, ad un pubblico interessato al suo lavoro, gli attrezzi con cui svolge la sua attivit. Disse immediatamente: Li metterei su dun piedistallo. Gli abbiamo chiesto in seguito se avesse mai sentito parlare di Marcel Duchamp e la sua risposta fu: No.

 

Sicuramente questa persona non pensa a mettere sul piedistallo gli attrezzi con cui lavora perch ha visto in chiesa le sculture sacre su dei piedistali, sarebbe troppo per i sui attrezzi. E pi logico pensare che lo farebbe perch da sempre ha visto ovunque esposti in quel modo scarpe, borse, gioielli, ecc. e di Duchamp, non gli importa niente. E non ha bisogno di interessarsene, loperazione  che Duchamp fece per sconsacrare loggetto darte finita sulle vetrine delle strade e per quel muratore basta.

 

Se questo muratore realizasse veramente questa mostra, qualcuno negherebbe che il nostro amico stato influenzato da Duchamp?

 

Dal punto di vista linguistico, lautore non mai nientaltro che colui che scrive, proprio come io non altri che chi dice io: il linguaggio conosce un soggetto non una persona, e tale soggetto, vuoto al di fuori dellenunciazione stessa che lo definisce, sufficiente a fare tenere il linguaggio, cio ad esaurirlo.[5]

 

Duchamp insieme a Beuys e Warhol hanno lasciato molto pi delle loro opere: tutti e tre hanno messo in discussione il termine dautore. Risulta difficile stabilire se le loro figure come sostiene Foucault si trovino  in quello spazio trasdiscorsivo che apre il discorso verso linfinito.

 

Si pu esser lautore di ben pi che di un libro di una teoria, di una tradizione, di una disciplina allinterno delle quali altri libri e altri autori potranno a loro volta prender posto. Dir, in una parola, che questi autori si trovano in una situazione transdiscorsiva. () Detti autori hanno questo di particolare, che non sono soltanto gli autori delle loro opere, dei loro libri. Essi hanno prodotto qulacosa di pi: la possibilit e la regola di formazione di altri testi. In questo senso, essi sono molto diversi, per esempio, da un autore di romanzi, che non mai, in fondo che lautore del suo proprio testo. Freud non semplicemente lautore della Traumdeutung o del Motto di spirito; Marx non semplicemente lautore del Manifesto o del Capitale: essi hanno stabilito una possibilit indefinita del discorso.[6]

 

Lesempio del muratore ci ha permesso di interrogarci sulla possibile influenza di Duchamp rispetto alle modalit espositive degli attrezzi da lavoro. Ora vediamo  come pu funzionare questa domanda tra gli addetti ai lavori dellarte.

 

E chiara linfluenza di Duchamp nel lavoro di Cindy Sherman. Si pu affermare che le foto dei loro travestimenti si accostano, si toccano e segnano una continuit nella storia dellarte contemporanea. Del resto naturale che il lavoro dun grande artista influenzi quello duna giovane artista, ma non possiamo pensare che  il lavoro di Sherman non sia stato influenzato anche dal cinema e dalle serie televisive del suo tempo, ad esempio The fabulous Thunderbirds, Spiderman, Batman, ecc. influenze meno eccelse, ma influenze comunque.

 

Nella maggior parte dei casi la critica consiste ancora nel dire che lopera di Baudelaire il fallimento delluomo Baudelaire, quella di Van Gogh la sua follia, quella di Cajkovskij il suo vizio: si cerca sempre la spiegazione dellopera sul versante di chi lha prodotta[7]  

 

Ma linterpretazione dellopera si potrebbe anche cercare in pi riferimenti, in diverse contaminazioni ed in molti collegamenti che stanno alla base della sua creazione.

 

Lopera darte come gli altri prodotti delluomo, contiene un insieme di nozioni, segni, simboli, linguaggi che la rendono sferica. Lopera interpretabile in diversi modi senza che per questo perda dei significati, come per un frattale: si possono individuare un mondo di collegamenti, e conessioni partendo dogni suo particolare, ma ancora di pi, sempre viva a pronta ad accogliere nuovi significati e nuove forme.

 

Segnala Barthes: Si disvela cos lessere totale della scrittura: un testo fatto di scritture molteplici, provenienti da culture diverse e che intrattengono reciprocamente rapporti di dialogo, parodia o contestazione; esiste per un luogo in cui tale molteplicit si riunisce, e tale luogo non lautore, come sinora stato affermato, bens il lettore: il lettore lo spazio in cui si inscrivono, senza che nessuna vada perduta, tutte le citazioni di cui fatta la scrittura; lunit di un testo non sta nella sua origine ma nella sua destinazione, anche se questultima non pu pi essere personale: il lettore un uomo senza storia, senza biografia, senza psicologia; soltanto quel qualcuno che tiene unite in uno stesso campo tutte le tracce di cui uno scritto costituito.[8]

 

Se il lettore quello che unifica tutte le tracce dun discorso, cosa succede quando il lettore anche scrittore? Cosa succede quando chi legge prende spunto da quello che legge e scrive a sua volta, aggiungendo, togliendo, modificando ci che ha letto? Il testo cambia gi mentre lo leggiamo, smette dessere ununit indipendente e vine assimilato, ma non come pezzo indipendente bens come parte del tutto. Quando questo accade, la figura dellautore iniziale dove finisce? Chi riscrive autore o diventa coautore? Oppure diventa organizzatore,  orchestratore, amministratore di conoscenza?

 

Foucault sostiene che: non la stessa cosa dire che Pierre Dupont non il vero nome di X, che si chiama invece Jacques Duran, e dire che Stendhal si chiamava Henry Beyle. Potremmo anche interrogarci sul significato e il funzionamento di una proposizione come questa: Bourbaki e un tale, un tale, ecc. o Victor Eremita, Climaco, Anticlimaco, Frater Taciturnus, Constantin Constantinus, sono Kierkegaard. [9]    

 

Cogliamo linvito per ipotizzare che effettivamente tutti sono Kierkegaard ma non solo loro. In lui si trovano tutti i filosofi che ha studiato, tutti gli intelletuali che ha conosciuto, tutti i libri e le opere che ha letto e visto, ma anche gli influssi della cultura del suo tempo. Quindi, lo stesso Kierkegaard, fa parte di Bergson, Borges, Derrida, di noi e anche del nostro muratore.

 

Siamo abituati allidea di creare testi che finiscono nelle biblioteche, oggetti che finiscono nei musei e a credere che i loro contenuti rimangano definiti, ma accade prorpio il contrario. Siamo abituati anche alla idea che questi testi, quegli oggetti, siano stati prodotti dallautore. Finch i nostri prodotti saranno visti da qualcuno, o qualcuno avr conoscenza della loro esistenza, continueranno a crescere, ad essere modificati e la nostra idea di autorialit patir queste modifiche.

 

Ancora Barthes: la letteratura (ormai sarebbe meglio dire la scrittura), rifiutandosi di assegnare al testo (e al mondo come testo) un segreto, cio un senso ultimo, libera unattivit che potremmo chiamare contro-teologica, o meglio rivoluzionaria, poich rifiutarsi di bloccare il senso equivale sostanzialmente a rifiutare Dio e le sue ipostasi, la ragione, la scienza, la legge.[10]

 

Si sostiene che se Albert Einstein non avesse scoperto la teoria della relativit, qualcun altro lavrebbe fatto, ma se Michelangelo non avesse dipinto la Capella Sistina, nessun altro lavrebbe dipinta come lui. La teoria della relativit stata un passo in avanti nella scienza, la conseguenza logica dello sviluppo della fisica, Einstein stato quello che ha compreso per primo. Nel caso di Michelangelo ovvio che plasticamente nessuno lavrebbe dipinta come lui (perche nessuna mano identica ad unaltra), ma dal momento che quello che doveva essere dipinto era gi stato stabilito, ritenere che nessuno lavrebbe eseguito come lui, non altro che premiare la sua soggettivit? Se il soggetto del dipinto si trovava nella Bibbia, il risultato visivo non sarebbe stato lo stesso se lavesse dipinto Leonardo?

 

Lukcs parla del saggio in questi termini: Il saggio parla sempre di qualcosa che gi formato o almeno di qualcosa che gi esistito una volta; proprio della sua essenza non ricavare novit dal nulla ma dare nuovo ordine alle cose gi esistite . Proprio perch le mette in un ordine nuovo, esso non plasma qualcosa di nuovo allinforme, legato ad esse e deve sempre dire la verit sul  loro conto, trovare unespressione per la loro essenza.[11]

 

Non forse dare nuovo ordine alle cose gi esistite quello che gli artisti fanno da pi di cinquantanni, ed per questo che la morte dellidea moderna di autore ha suscitato tanti dibattiti?

 

Gli artisti che pensano alle operazioni artistiche, non come frutto della loro soggettivit, bensi come prodotti da meccanismi pi complessi, hanno formato gruppi, hanno smesso di firmare le loro opere o le hanno firmate con pseudonimi, hanno coinvolto il pubblico lasciando a loro il compito di completare lopera.

 

Lidea di originalit messa in  discusione nella definizione della funzione-autore di Foucault: la funzione-autore legata al sistema giuridico e istituzionale che racchiude, determina, articola luniverso dei discorsi; essa non si essercita uniformemente e nella stessa maniera su tutti i discorsi, in tutte le epoche e in tutte le forme di civilizzazione; essa non definita dallattribuzione spontanea di un discorso al suo produttore, ma da una serie di operazioni specifiche e complesse; non rinvia puramente e semplicemente ad un individuo reale; pu dar luogo simultaneamente a molti ego, a molte posizioni-soggetto che classi diverse di individui possono occupare.[12]

 

Lartista come  organizzatore,  orchestratore, amministratore di conoscenza, organizza happenings, orchestra situazioni, amministra concetti, lascia spazio affinch altri partecipino al momento artistico. La collegialit pi importante della soggettivit, tanto che nel cercare di rendere partecipi al fatto artistico il pi alto numero possibile di soggetti, la sua figura si dilegua e diventa umanamente universale. Forse questo lo spazio che pu rendere universale larte?

 

Abbiamo chiesto a Rirkrit Tiravanija quale fosse la sua idea di autore e come nel suo lavoro, nel creare una situazione in cui invita a mangiare delle persone, sembra svanire: I always think that the work itself is really a lot more important than the food or even my own person within the framework of the work. I think that it's important that it involves other people and that it can foster relationships. I mean, the situation can be defined through the context of art.

 

Abbiamo parlato con lui sullargomento di questo scritto, di come lartista sia divenuto amministratore di conoscenza, organizzatore. Tiravanija, concordando,  ha aggiunto sul suo lavoro: I also like my position to be rather ambiguous as far as the idea of authorship is concerned, so that the idea of a maker, of someone who made the situation is undermined. I think that we have arrived at a new stage when it comes to what it means to produce art.

 

Nel rinunciare allimagine dautore e alla soggettivit, artisti come Rirkrit Tiravanija, Cesare Pietroiusti, ecc. fanno parlare non loro ma larte in s? Barthes dice a proposito della poetica di Mallarm: il linguaggio a parlare, non lautore; scrivere significa, attraverso una preventiva spersonalizzazione che non va assolutamente confusa con loggettivit castrante del romanzo realista- , raggiungere quel punto in cui solo il linguaggio agisce nella performance sua e non dell io : tutta la poetica di Malarm consiste nel sopprimere lautore a vantaggio della scrittura.[13]

 

Lidea che il fatto artistico sia collettivo, che possa essere completato dallo spettatore e che sia la soggettivit del destinatario a renderlo possibile, ci ricorda un passo di Adorno: Gli impulsi degli autori si spengono nel contenuto oggettivo da quelli assunto. Per svelarsi, tuttavia, lobiettiva pienezza dei significati racchiusi in qualsiasi fenomeno spirituale esige nel destinatario proprio quella spontaneit della fantasia soggettiva che viene invece frustrata in nome di una disciplina oggettiva. Non cՏ risultato interpretativo che al tempo stesso non sia proiezione allinterno dellopera. Criteri di ci sono: la possibilit di conciliare linterpretazione con il testo e con se stessa, e la sua capacit di far parlare tutti quanti i fattori che costituiscono loggetto.[14]

 

Forse solo la pretesa degli autori a rimanere padroni della propria soggettivit e il bisogno del sistema dellarte di avere sempre a disposizione dei divi terranno, ancora per poco tempo, viva la immagine dellautore. Forse il futuro di questimmagine si ridurr a quella del firmatario, come affermava Daniel Birnbaum in un colloquio alcuni giorni fa. Forse gli autori si umilieranno nel dover accettare di non essere padroni neanche della loro diffesa soggettivit e dovremmo aggiungere questaltra frase al passo di Freud:

 

Prima fu lumiliazione cosmologica che gli inflisse Copernico distruggendo lilussione narcisistica secondo la quale la dimora delluomo sarebbe statica al centro delle cose; ci fu poi lumiliazione biologica quando Darwin posse la fine alla pretesa delluomo di non avere alcun legame con il mondo animale. Venne infine lumiliazione psicologica: luomo, che gi sapeva di non essere n il signore del Cosmo, n il signore dei viventi, scopre di non essere neanche il signore della sua Psiche.[15]

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] F. W. Nietzsche, La gaia scienza, UTET, Torino, 2002, p. 207

[2] M. Foucault, CosՏ un autore?, in Scritti letterari, Feltrinelli, Milano, 1985, p. 7

[3] R. Debray, Vita e morte dellimmagine: Una storia dello sguardo in occidente, Il Castoro, Milano, 1999, p.51

[4] R. Barthes, La morte dellautore, in Il brusio della lingua, Einaudi, Torino, 1988, p. 54-55

[5] R. Barthes, La morte dellautore, in Il brusio della lingua, Einaudi, Torino, 1988, p. 53

[6] M. Foucault, CosՏ un autore?, in Scritti letterari, Feltrinelli, Milano, 1985, p. 15-16

[7] R. Barthes, La morte dellautore, in Il brusio della lingua, Einaudi, Torino, 1988, p. 52

[8] R. Barthes, La morte dellautore, in Il brusio della lingua, Einaudi, Torino, 1988, p. 56

[9] M. Foucault, CosՏ un autore?, in Scritti letterari, Feltrinelli, Milano, 1985, p. 8

[10] R. Barthes, La morte dellautore, in Il brusio della lingua, Einaudi, Torino, 1988, p. 55-56

[11] G. Lukcs, Essenza e forma del saggio, in Lanima e le forme, SE, Milano 1991, p. 27

[12] M. Foucault, CosՏ un autore?, in Scritti letterari, Feltrinelli, Milano, 1985, p. 14

[13] R. Barthes, La morte dellautore, in Il brusio della lingua, Einaudi, Torino, 1988, p. 52

[14] T. W. Adorno, Il saggio come forma, in Note per la letteratura, Einaudi, Torino, 1979, p. 7

[15] S. Freud, citt. da J. B. Fages, in Storia della psicoanalisi dopo Freud, Pensiero Scientifico, Roma, 1979, p. 4